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200 | capitolo quarto. |
monosillabi stentati, così la signora mutò discorso e gli disse ridendo che le rimordeva di esser venuta in Duomo quasi più per incontrar lui che per udirvi la messa. Suo marito desiderava di parlargli e gli faceva chiedere quando avrebbe potuto riceverlo. Il Commendatore rispose, forse non tanto cordialmente, “con piacere, con piacere„, si fermò sui due piedi, aggrottò le ciglia per un soliloquio in parte mentale, in parte espresso, per un calcolo di giorni, di ore, di sedute, di convegni, di elementi certi, di elementi probabili, di elementi possibili, dal quale ricavò, dopo qualche tentennamento, che avrebbe ricevuto il signor Soldini alle tre e tre quarti dello stesso lunedì indicato a Maironi, ossia venticinque minuti dopo il suo arrivo da Roma. Detto ciò, fece un inchino umile, piantò in asso la signora che non se l’aspettava e ne rimase un po’ male. L’uomo acido il quale aveva gironzato al largo non senza rabbiosi moti di sopracciglia e di mandibole, gli si fece subito incontro.
“Son qua„, gli disse il Commendatore. Ma intanto qualcuno gli sbucò alle spalle dall’imboscata di un chiassuolo, gemendo: “Comendatore, me raccomando! son Bisata, Comendatore; quelo che sona el pelittone in mi. Sperava tanto in tel sindaco Maironi, per la banda. Adesso i dise che lo farà sindaco i liberali. Me racomando una so paroleta, Comen-