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il caffè del commendatore. 195

nuata dalla bontà del movente; perchè l’ex-sindaco gl’ispirava molta simpatia, gli sarebbe piaciuto che s’avviasse per un cammino migliore, gli sorrideva di aiutare a porvelo e ora compiacevasi molto di vederlo in quel luogo e in quella compagnia, pensava qualche pretesto di parlargli dopo la messa, qualche modo di tenersi in comunicazione con lui.

Piero aveva cercato per tempissimo della suocera, volendo sapere che avesse veramente detto il medico dello Stabilimento. Arduo problema con una informatrice impacciata e tarda nella lingua come la marchesa; tanto più impacciata e tarda quanto più combattuta dal dovere di dire la verità e dal desiderio di non dirla intera. Ell’avrebbe voluto che Piero si accontentasse delle parole scritte dall’inferma, che ne godesse, che non curasse di sapere altro; e a tutte le sue domande rispondeva annaspando, annaspando, per metter poi fuori sempre da capo, sempre con rinnovato desiderio e sollievo, quel pezzetto di carta. Esperto di lei, delle sue vie mentali coperte e delle coperture caotiche, Piero comprese che il barlume di coscienza balenato nella parola dolorosa doveva essere svanito subito. Poi la suocera gli aveva detto con il suo apparente candore: “andemo che xe ora„ come se non sapesse delle nuove abitudini di Piero, il quale da Praglia in poi aveva rotto, per un senti-