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eclissi. | 177 |
Non li baciò, mise la mano in uno di essi, sorrise ancora, sorrise di sentirsi mortificata che fossero così grandi mentre avrebbe giurato che le mani di Piero fossero piccole. Uno stridere del cancello! Lui?
Non era Maironi, era Carlino arrivato in carrozza con quattro amici, l’elegante deputato Berardini, il grande violoncellista Lazzaro Chieco, l’allegro pittore veneziano Fusarin e un tal Fanelli, senese, critico d’arte e di letteratura, giovanissimo, libertino, sfacciato come un monello di Firenze. Eran partiti da Venezia col treno e l’avean lasciato per fare una scarrozzata di trenta chilometri godendosi appieno la calda notte di maggio e l’eclissi. Seguiva il vetturale portando il violoncello di Chieco. Furono meravigliatissimi di trovare Jeanne, a quell’ora, sulla terrazza. Ella non conosceva che Fusarin, il suo adoratore pazzo di una volta. Chi si fece avanti il primo con il cappello in mano e a braccia aperte fu Chieco. “Divina signora, non badate a questi grattaformaggi che non sono degni della vostra attenzione. Io solo, Lazzaro Chieco, violoncellista di camera, anzi di anticamera del Padre Eterno, lo sono!„
“Carlino!„ esclamò Jeanne ridendo mentre gli altri la supplicavano comicamente di compatire il maestro rimbambito. “Non presenti? Che fai?„
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