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164 | capitolo terzo. |
piazzale della chiesa. I giovani, già tanto chiassosi, passavano in silenzio, rapidamente, avendo riconosciuto Maironi. Invano le due povere mamme sgangherate, arrancavano loro dietro gemendo: “Tosi! putèle!„ Maironi aspettò che passassero anche le due mamme e poi ritornò alle proteste; ma Jeanne lo supplicò di smettere, di non guastare l’ora felice, di parlarle di amore, soltanto di amore, e la sua voce aveva lente carezze di mani tenere. Egli si arrese, ebbe un ritorno di passione come nella villa, voleva lasciare la via maestra, prendere un sentiero ombroso che se ne spicca pochi passi oltre la chiesa. Jeanne si oppose. Piero insisteva, quasi violento. “Adesso ti prendo fra le braccia, ti porto dove voglio io.„ Ella tenne fermo, lo trasse avanti.
“Avresti gridato?„ diss’egli.
“No, ti avrei morso„.
Egli tacque. Fatti pochi passi, Jeanne, conducendo a fine con la voce un ragionamento incominciato nel silenzio, gli domandò se avesse rotto proprio del tutto anche con la sua fede. “Credo di sì„, diss’egli. Jeanne sorrise. “Come, credi?„ Egli giustificò la parola strana. “Sai, vi è nell’anima mia un tale polverìo di rovine ancora in moto, che non so bene cosa sia caduto e cosa resti in piedi. Credo di credere ancora in Dio,