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eclissi. 159

dalle altre ville del poggetto si allaccia con quella che sale al Santuario dalla città. Maironi, livido, si avviò con la sua compagna verso le ombre dei grandi ippocastani allineati come una guardia d’onore sulla sinistra dell’ampia salita. Avanti e dietro a loro salivano alcuni altri curiosi dell’eclissi. Udirono un signore che li precedeva con due signore, dire alle sue compagne: “Sarebbe bella che lei guarisse!„ Forse non parlava della persona cui Maironi e Jeanne pensarono, ma le parole oscure percossero questi due come un soffio di ghiaccio. A ciascuno fu amaro anzitutto il pensare che l’altro pure aveva udito; poi, che non era possibile dir niente; poi, che il loro stesso imbarazzo pareva non scevro di ridicolo. Senz’accordo, senza parlare, passarono insieme all’altro lato della via. Jeanne ruppe il silenzio, disse che a suo fratello era venuto il capriccio di dare a villa Diedo o un garden-party in giugno o una festa in costume nel prossimo inverno, per la quale sarebbe stato necessario di coprire le terrazze con ferro e vetro e perciò d’incominciar presto almeno gli studi; ch’ella vi era contraria ma che gli amici e le amiche di Carlino, con quest’idea del Tiepolo, del Settecento e dei costumi tiepoleschi e settecenteschi, gli montavano la testa persino da Firenze. Posto l’ambiente pettegolo, c’era da sperare che la festa an-