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150 capitolo terzo.

congratulazioni smaccate, magnificavano lo spettacolo dell’eclissi dalla terrazza della villa. Gli uomini schiamazzavano, la contessa Importanza li sgridava “zitto! zitto!„ un’altra, che pareva furiosa, esclamava: “Che zitto! Parlate forte! Per me giuro che non ci ritorno mai più!„ Precedeva un gruppo di signorine, ridendo a proposito di certa eclissi che non era quella della luna, della eclissi di un giovine signore, la quale, a sentir le altre, aveva molto afflitto la maggiore delle Importanzète. Questa protestava, ritorceva gli strali, parlava di eclissi del thè, del babà, delle sigarette cubane, dolcezze sperate invano dalle amiche, di eclissi di un tenente e di un segretario di prefettura, sperati anch’essi e non visti comparire al ritrovo. Qualcuno gridò dalla retroguardia: “Dica eclissi della buona creanza!„ La dama furiosa confermò: “Bravo! E cosa credete? Che vadano a veder l’eclissi, lei e l’amico? Si eclisseranno loro, invece, in qualche boschetto!„ Si capiva che la compagnia era salita a villa Diedo con l’elegante idea di fare una sorpresa gradita, pigliando l’eclissi a pretesto; e che Jeanne l’aveva poco amabilmente congedata. Le signorine incontrarono Maironi che saliva rasente il muro di sostegno della costa, nell’ombra. Una di esse lo riconobbe, finse di sdrucciolare e appiccatasi di peso al braccio della povera Importanzèta