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144 | capitolo terzo. |
della provincia si fa un po’ di conversazione e il nostro collega... scherzando... mettendo quasi la cosa in ridicolo... vien fuori con l’affare dei calzoni„.
Qui l’uomo acido, desideroso di una rivincita, esclamò: “come fala a saverlo?„
“Come faccio a saperlo?„ rispose Quaiotto sdegnosamente. “Lo so perchè lo so. E la prego di credere che quel che so lo so„.
“Bravo!„ fece l’uomo acido. Il suo vicino gli disse sotto voce che l’usciere di prefettura Martinato era fratello del gastaldo di Quaiotto.
Questi continuò:
“Tanto il senatore quanto i deputati ci mettono pure le loro risatine. L’illustrissimo signor Prefetto la piglia sullo stesso tono. Scherzano, ridono tutti e cinque. Non credo che il signor Ricciotti Çeóla sarebbe stato contento dei loro discorsi, se avesse origliato all’uscio; ma intanto l’illustrissimo signor Prefetto si assume di parlarne all’illustrissimo signor sindaco. Infatti il giorno dopo, ier l’altro, Prefetto e sindaco si trovano insieme in quella tale casa, si parlano, scherzano, ridono. Voi non lo crederete: ieri Çeóla si presenta in biblioteca con una lettera del signor sindaco che lo dispensa dall’uniforme. Il nostro dottor Záupa non ne sa niente, nessuno della Giunta ne sa niente, Çeóla trionfa di