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140 capitolo terzo.

“Signori„, diss’egli, “se la comparsa di queste... di questi... di questo, dirò così, indumento vi pare strana e ridicola, sappiate che il colpevole sono io. L’ho mandato io al nostro egregio presidente e me ne felicito, signori. Quando si tratta del bene pubblico e del trionfo dei nostri principî, delle nostre opinioni, non vi sono argomenti ridicoli. Questo oggetto di vestiario ha una storia incredibile ma vera. Ha una storia dico: e questa storia...„

“E dài!„ sussurrò l’uomo acido.

“... questa storia io la racconterò adesso per vostra edificazione e perchè, siccome capisco che voi, egregi colleghi, per un sentimento di squisita delicatezza...„

L’uomo acido borbottò più forte: “A proposito de comedie!„.

L’oratore seccato, lo apostrofò. “Cossa gala, ela? La faccia la grazia de tasere, la faccia„.

L’uomo acido storse la bocca, gli occhi, le sopracciglia, le rughe gialle delle guancie e della fronte nelle più contraddittorie e assurde direzioni, ma non ribattè sillaba.

“Siccome capisco„, riprese Quaiotto, “che voi, egregi colleghi, siete alieni, per un sentimento di squisita delicatezza, dall’occuparvi di spinose faccende private, il mio racconto vi suggerirà un