lo so, distratto, a cosa pensavi! e la mano stretta rispose mentendo: sì, sì, lo sai. Avrebbero poi voluto tacere, l’una e l’altro, ma Carlino aveva una parlantina! Raccontò a Maironi quanto sua sorella si fosse scandolezzata, tempo addietro, ch’egli avesse raccomandato quel giardiniere, bellissimo esemplare di socialista latino, rivoluzionario. Sua sorella, saputo di certi suoi discorsi, gli aveva proposto di licenziarlo, ma egli era felice di tenersi in gabbia nel giardino una bestia feroce tanto curiosa. Non si lasciava studiare, però, la bestia; aveva un guscio molto pulito e inoffensivo nel quale rientrava tosto che i padroni le si accostavano. Intanto i due si parlavano in segreto con le mani congiunte, avendo Jeanne tentato invano, mollemente, di ritirar la sua, e lasciaron dire Carlino, non si difesero, solamente risero, di quando in quando. Carlino trasse in campo anche il figlio del giardiniere, Ricciotti Pomato; lo raccomandò per il posto d’inserviente della Biblioteca. L’anno prima era stato nominato un altro invece di lui; adesso il posto era vacante da capo. Maironi promise senz’altro, per uscirne. Ma Carlino era inesauribile e mise il discorso sul marchese Scremin che aveva fatto parlare ai Dessalle da suo genero perchè gli giovassero nelle sue mire senatorie, presso una potente, intrigante dama di Roma di cui si conosceva l’amicizia — da presupporsi