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106 | capitolo secondo. |
mi fa ribrezzo. Sarà la mia natura fredda, sarà orgoglio, saranno i sei mesi orribili che ho passato con un marito immondo, perchè Lei sa che neppur io sono libera, sarà quel che Lei vuole, io non desidero che tenerezza di affetto. Se lei ha delle cattive immaginazioni, io sento che purificherei l’anima Sua invece di abbassarla. La purificherei meglio io che il digiuno e le preghiere nel deserto, perchè con quest’idea di combattere un nemico lo si va necessariamente a cercare e in qualunque posto Lei andasse, penserebbe male a me; nella Sua mente diventerei un’altra persona, quello che non sono, una corruttrice. Ma io...„
Qui si coperse il viso con le mani, e continuò abbassando la voce:
“Io ho un bisogno immenso, immenso, immenso che Lei mi voglia bene. Io mi dispero se Lei mi abbandona, precipito in un abisso. Mi dica che mi vuol bene, mi dica che non mi abbandona! Non mi faccia morire!„
“Signora, l’acqua„, disse il custode dietro a loro.
Jeanne si alzò dal parapetto, livida, con gli occhi rossi, prese la tazza.
“Si c’était du poison„ diss’ella, volta a Maironi, “faudrait-il boire?„
Nei grandi occhi magnetici erravano tristezza e tenerezza infinite.