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nel monastero. 99

con i suoi elenchi di monumenti nazionali, con le sue Commissioni conservatrici di niente e rompitrici all’infinito, con le sue cataratte di retorica ministeriale, lasciava marcire e perire un gioiello simile, comperarlo per una frateria nuova di artisti e di poeti che avessero un comune concetto dell’arte e fossero già entrati negli anni della sapienza cosicchè non importasse loro più affatto nè di onori nè di amori.

“Vediamo le celle„, disse la signora. Ma Dessalle protestò che mai non avrebbe posto piede in una di quelle celle senza farsi precedere da una eccellentissima soluzione di sublimato corrosivo al quattro per mille. “Temo particolarmente i microbi frateschi„, diss’egli. “Entrateci voi ma stateci poco„.

Entrarono in una cella. Appena il custode ne tornò fuori pensando esser seguito da loro, Jeanne si fermò.

“Dunque?„ diss’ella.

Adesso Maironi non voleva più dir niente. La signora, corrucciata, si accostò al finestrino, parlò guardando i campi, a voce bassa:

“Lei non ha cuore. È egoista. Si diverte a essere amato e ha paura di compromettersi, vorrebbe dire e non dire, farsi avanti e tirarsi indietro, non tanto avanti da metter sè in pericolo