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nel monastero. | 87 |
tico, di una severa bellezza casta. Entrò e nulla più vide, nulla più sentì di quel gentile Quattrocento. A dieci passi da lui la signora Dessalle, stretta in un lungo mantello verde scuro, foderato di pelliccia, in un collare di skuntz, col bavero rialzato intorno al viso pallido, lo guardava immobile.
Ella lo guardava con lo stesso sguardo serio che gli aveva fermato in viso nel treno, dopo molti altri sguardi fugaci, dopo un battere incerto delle palpebre, un’apparente lotta con sè stessa. I grandi occhi di lei, dama in ogni movimento dell’alta e fine persona, in ogni linea della toeletta ricca e severa, lo avevano allora fatto palpitare con la loro fissa profondità, dove oscura passione e oscura ironia componevano un indistinto colore di maturità voluttuosa. Ella li aveva ritolti per la prima da quelli del giovane. Apertasi quindi il lungo mantello verde scuro foderato di pelliccia con un atto lento, negligente delle mani, guardando il finestrino, aveva lasciato intravvedere lo squisito disegno del busto. La figura e le movenze erano così nobilmente signorili, il viso così serio, che il solo dubbio d’una pensata cagione di quell’atto aveva dato a Maironi il più mordente piacere. I begli occhi, ripresi da inquietudine, dopo guardato a caso qua e là, si eran fermati ancora nei suoi, gli avean fatto