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84 capitolo secondo.

con le ribellioni del pensiero, la ribellione dell’erba viva. Maironi fece l’intero viaggio senza guardar mai nè a destra nè a sinistra, assorto nel suo dramma interno, nelle visioni di villa Diedo, nel fantasma della Valsolda. Anche lo molestavano di tempo in tempo i richiami di tanti affari pubblici gravi, urgenti, che aveva per le mani, benchè non volesse dar loro ascolto. In fondo il colloquio con don Giuseppe gli aveva lasciato nell’anima gratitudine, riverenza nuova, tenerezza intensa per il santo vecchio e con questo una mistura di delusione, non avvertita in principio, manifestatasi poi a misura che ne veniva meditando le parole disgiunte dal suono dolce e grave della voce, dall’aspetto del viso pio, dall’aura dello spirito immacolato. Sospettava, in fondo, di non essere stato compreso nè conosciuto bene, sospettava che il consiglio di fuggire in una solitudine e di viverci partisse da un concetto inesatto della sua natura e fosse stato suggerito dal desiderio di sostituire al monastero, impossibile, uno stato simile allo stato monastico. Ora egli aveva sognato i sacrifici, le aspre penitenze; si sgomentava della vita inerte di una casa piacevole. Ah però se Iddio lo aiutasse! Se la coincidenza strana del consiglio di don Giuseppe con la lettera di Valsolda significasse un disegno della Provvidenza! Quando si vide a fronte la fosca cintura e la torre