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la lettera del carlin | 95 |
che questo tesoro è destinato a Lei. Mi sveglio con una emozione straordinaria, con la convinzione che si tratta di un sogno veridico. Mi alzo e vado a guardare nella cassa. Non trovo niente. Ma due giorni dopo, volendo vendere certi fondi che avevo ancora a Dasio, piglio in mano un vecchio atto di compera che papà teneva nel suo cassettone, lo sfoglio e me ne casca fuori una lettera. Guardo la sottoscrizione, vedo «nobile Franco Maironi.» La leggo; è quella! Ecco, dico il sogno che...»
«Ebbene?», interruppe Franco. «Questa lettera, cosa diceva?»
Il professore si alzò, prese uno zolfino lungo mezzo braccio, lo cacciò nelle brage del caminetto e accese il lume.
«L’ho qui», diss’egli con un gran sospiro sconsolato. «Legga.»
Si cavò di tasca e porse a Franco una lettera giallognola, di piccolo formato, senza busta, con le traccie d’un’ostia rossa. Le linee nero-giallastre dello scritto interno trasparivano qua e là quasi in rilievo.
Franco la prese, l’accostò al lume e lesse ad alta voce:
Caro Carlin,
«Troverai dentro la presente il mio testamento. Ne ho fatto due copie. Una è presso di me. L’altra è questa che io t’incarico di pubblicare