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il gran passo | 83 |
E tu, Franco?» chiese subito la signora Maria.
«Vado» rispose Franco.
«Vien qua» diss’ella. «Vi ho accolto così male, poveri figliuoli, quando siete ritornati dalla chiesa. Sai, m’era venuto uno de’ miei accessi; lo avete ben capito. Adesso mi sento tanto benino, tanto in pace. Signore. Vi ringrazio. Mi pare d’avere messa la casa in ordine, d’avere spento il fuoco, d’aver dette un po’ di orazioni e di andar a dormire, tutta bella contenta; ma non così presto, sai, caro, non così subito. Ti lascio la mia Luisa, caro, ti lascio lo zio Piero; so che li amerai tanto, vero? Ricordati anche di me, però. Ah Signore, come mi rincresce di non vedere i vostri figli! Quello sì. Hai da far loro un bacio per la povera nonna, tutti i giorni. E adesso va, figlio mio; ritorni alle cinque e mezzo, non è vero? Sì, addio, va.»
Gli parlava carezzevole, come a un bambino che non capisce ancora ed egli piangeva di tenerezza, silenziosamente, le baciava e ribaciava le mani, godendo che Luisa fosse presente e vedesse; perché nella sua immensa tenerezza per la mamma vi era la immensa gioia di essere divenuto un solo con la figlia e come un’avidità di amar tutto che sua moglie amava, con la stessa forza.
«Va» ripeteva mamma Teresa, tenendo anche la commozione propria: «va, va.»
Egli obbedì, finalmente; e uscì con Luisa. Anche stavolta Luisa tardò molto a ritornare, ma le anime più sante hanno le loro lievi debolezze e quan-