Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
82 | capitolo iii |
vin pretto e beveva cupamente vin Grimelli di acquosa memoria.
«Est, est, non è vero, signor Giacomo?» disse lo zio Piero vedendo il Puttini guardar devotamente nel bicchiere che teneva in mano. «Quì almeno non c’è pericolo di crepare come quel tale: et propter nimium est dominus meus mortuus est.»
«A mi me par de resussitar» rispose il signor Giacomo, adagio adagio, quasi sottovoce, guardando sempre nel bicchiere.
«Allora, un brindisi agli sposi!» riprese l’altro, alzandosi. «Se non lo fa Lei, lo farò io:
Viva lü e viva lee
E nün andèm foeura d’i pee.
Il signor Giacomo vuotò il bicchiere, soffiò molto e battè molto le palpebre in segno dei vari sentimenti che tumultuavano nell’animo suo mentre l’ultimo aroma e l’ultimo sapor del vino gli si perdevano in bocca; offerse la sua servitù alla signora Teresa riveritissima, la sua devozione alla sposina amabilissima, la sua osservanza allo sposo compitissimo; si schermì, menando le braccia e la testa, dai ringraziamenti che gli fioccavano addosso, e preso il cappellone, presa la mazza, si avviò umilmente, soffiando con un misto di compiacenza e di rammarico, dietro la mole placida dell’ingegnere pregiatissimo.