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80 | capitolo iii |
prendendo bene lo stato grave di sua sorella, forse per certa sua naturale disposizione pacifica verso tutto che fosse ineluttabile.
Uscì sulla terrazza dove Luisa lo aspettava con Franco. «Senti, zio» diss’ella «mio marito dice che certo la nonna scoprirà tutto subito, ch’egli non potrà più stare a Cressogno, che se la mamma fosse in buone condizioni si potrebbe venir da te a Oria ma che così, pur troppo, non è possibile. Allora dice che si potrebbe mettere all’ordine una camera qui, in fretta, alla meglio; lo studio del povero papà, si diceva noi. Cosa ti pare?»
«Hm!» fece lo zio, che non accettava facilmente le novità. «Mi pare una risoluzione molto precipitosa. Fate una spesa, mettete la casa sossopra per una cosa che non può durare.»
La sua idea fissa era quella di aver tutta la famiglia a Oria, e questo ripiego della camera gli faceva ombra. Temeva che se gli sposi si accomodavano a Castello finissero con restarvi. Luisa si studiò di persuaderlo che non si poteva fare altrimenti, che nè la spesa nè l’incomodo sarebbero stati grandi, che suo marito, quando avesse a uscir di casa andrebbe difilato a Lugano e ritornerebbe con i pochi mobili strettamente necessari. Lo zio domandò se Franco non potrebbe invece mettersi a Oria e starvi fino a quando vi potessero scendere la mamma e lei. «Oh, zio!» fece Luisa. S’ell'avesse saputo del campanello, si sarebbe ancor più meravigliata di una proposta simile. Ma il