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78 | capitolo iii |
sue reticenze e la bonarietà patriarcale dello zio diedero agio a Franco di sottrarsi ai richiami senza rimedio alcuno. La signora Teresa non insistette.
«Per sempre!» mormorò dopo un momento, come parlando fra sè. «Uniti per sempre!»
«Nualtri» disse l’ingegnere rivolgendosi in dialetto veneto al suo collega nel celibato «nualtri, sior Giacomo, de ste buzare no ghe ne femo.»
«Sempre de bon umor, ela, ingegnere pregiatissimo» rispose il signor Giacomo a cui la coscienza diceva che aveva fatto delle «buzare» peggiori.
Gli sposi non ritornavano.
«Signor Giacomo» riprese l’ingegnere «per questa notte, niente letto.»
L’infelice si contorse, soffiò e battè le palpebre senza rispondere.
E gli sposi non ritornavano.
«Piero» disse la signora «suonate il campanello.»
«Signor Giacomo» fece l’ingegnere senza scomporsi «dobbiamo suonare il campanello?»
«L’idea de la signora Teresa pare propramente questa» rispose l’omino navigando alla meglio tra il fratello e la sorella. «Però mi no digo gnente.»
«Piero!» insistette la signora.
«Ma insomma» riprese suo fratello senza muoversi. «Lei, cosa farebbe? Lo suonerebbe, questo campanello, o non lo suonerebbe?»
«Oh Dio!» gemette il Puttini. «La me dispensa.»