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72 | capitolo iii |
sopra di lui che aveva un’anima nobile. È morto da cristiano, ho tanta fede di trovarlo in Paradiso se il Signore mi fa questa grazia di prendermi con sè; ma fino all’ultima ora parve che non ottenessi nulla. Bene, temo che la mia Luisa, in fondo, abbia le tendenze del suo papà. Me le nasconde, ma capisco che le ha. Te la raccomando, studiala, consigliala, ha un gran talento e un gran cuore, se io non ho saputo far bene con lei tu fa meglio, sei un buon cristiano, guarda che lo sia anche lei, proprio di cuore; promettimelo, Franco.»
Egli lo promise sorridendo, come se stimasse vani i timori di lei e facesse, per compiacenza, una promessa superflua.
L’ammalata lo guardò, triste. «Credimi, sai» soggiunse «non sono fantasie. Non posso morire in pace se non la prendi come una cosa seria.» E poi che il giovane ebbe ripetuta la sua promessa senza sorridere, soggiunse:
«Una parola ancora. Quando parti di qua, vai a Casarico dal professor Gilardoni, non è vero?»
«Ma questo era il piano di prima. Dovevo dire alla nonna che andavo a dormire dal Gilardoni per fare poi una gita insieme alla mattina; adesso lo sai come sono venuto via.»
«Vacci lo stesso. Ho piacere che tu ci vada. E poi ti aspetta, non è vero? Dunque ci devi andare. Povero Gilardoni, non è più venuto dopo quella pazzia di due anni sono. Lo sai, non è vero? Luisa te l’avrà detto?»