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70 | capitolo iii |
il perchè; allora ella gli prese sorridendo un braccio e lo condusse fuori.
La signora Teresa stese in silenzio la sua bella mano, ancora giovane, a Franco, che s’inginocchiò per baciarla.
«Povero Franco» diss’ella, dolcemente.
Lo fece alzare e sedere vicino a sè. Doveva parlargli, disse; e si sentiva tanto poca lena! Ma egli capirebbe molto, anche da poche parole: «minga vera?»
Così dicendo la voce fioca ebbe una soavità infinita.
«Sai» cominciò «questo non avevo pensato a dirtelo, ma mi è venuto in mente quando tu raccontavi del piatto che hai rotto a tavola. Ti prego di avere riguardo alla situazione dello zio Piero. Egli pensa, nel suo cuore, come te. Se tu avessi vedute le lettere che mi scriveva nel 1848! Ma è impiegato del governo. Vero che si sente tranquillo nella sua coscienza perchè occupandosi di strade e di acque, sa che serve il suo paese e non i tedeschi; ma certi riguardi vuole e deve averli. Fino a un dato punto bisogna che li abbiate anche voi per amor suo.»
«I tedeschi andranno via presto, mamma» rispose Franco «ma sta tranquilla, sarò prudente, vedrai.»
«Oh caro, io non ho più niente da vedere. Non ho che a vedervi voialtri due uniti e benedetti dal Signore. Quando i tedeschi saranno andati via, verrete a dirmelo a Looch.»