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520 parte iii - capitolo ii



Alcuni giovinotti che bevevano, fumavano e schiamazzavano si alzarono all’apparir di Franco e di Luisa, si fecero loro incontro tutti, tranne uno che approfittò del momento buono per vuotare l’ultima bottiglia. «Signora» disse il primo che si presentò a Luisa «Suo marito Le avrà già annunciato i Sette Sapienti.» Successe subito un gran baccano perchè Franco aveva dimenticato di dire a Luisa che i suoi amici eran venuti con lui da Torino e s’erano spinti, per discrezione, fino a Pallanza, promettendo una visitina d’omaggio alla signora. «El più sapiente son mi», disse alzandosi il Padovano, che aveva vuotata la bottiglia. «Vualtri fè bordelo e non bevì; mi bevo e no fazzo bordelo.» «Quello, signora» disse un bel giovane «è, com’Ella bene intende, l’asino sapiente della compagnia.»

«Tasi, Fante! - Signora!» fece il Padovano avanzandosi e salutando.

«Ah, Lei è il signor Fante di bastoni?» disse Luisa, sorridendo al bel giovane. Ella fu affabile con tutti, ebbe un gran successo dicendo a un uomo alto, magro, dai baffi arricciati: «Lei dev’essere il signor Caval di Spade?»