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solenne rullo 519

immaginare....» Sentì la voce sfuggirgli un momento ma si padroneggiò e proseguì: «Sai neanche immaginare cosa tu sei per me e cosa farei per non darti senza necessità un piccolo dolore, mentre pare che a te non importi nulla di lacerarmi l’anima?» Ella gli si gettò fra le braccia. Nel silenzio che seguì, rotto solo da uno spasimo di singhiozzi repressi, Franco udì venir gente e durò fatica a staccarsi sua moglie dal petto, a riprender con essa il cammino dell’albergo. «Tu, tu!» sussurrò. «E non vuoi che desideri di morire io quando posso morir bene, per il mio paese?» Luisa gli stringeva il braccio senza parlare. Incontrarono due giovani, amanti, che passando loro accanto li guardarono curiosamente. La ragazza sorrise. Giunti agli scalini che scendono sul piazzaletto davanti a S. Vittore, udiron voci di ragazzi e di donne. Luisa si fermò un momento sul primo scalino e disse piano le tre parole di Muzzaglio:

«Ti amo tanto.»

Franco non rispose che con una stretta del braccio. Discesero gli scalini adagio adagio, rientrarono all’albergo del Delfino.