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solenne rullo | 517 |
sei passata vicina per andar a prendere il tuo scialletto che avevi posato sull’erba. Te le ricordi?»
«Sì.»
Egli le prese una mano, se la recò alle labbra.
«Ti ringrazio ancora» diss’egli «per quelle tre parole. Allora sono state la vita per me. Ti ricordi che nella discesa t’ho dato il braccio e che c’era chiaro di luna?»
«Sì.»
«E ti ricordi che ho fatto uno sdrucciolone prima di arrivare al ponte e che tu mi hai detto: caro signore, tocca a Lei di sostenere me?»
Luisa non rispose, gli strinse la mano.
«Non sono stato buono a nulla» diss’egli tristemente. «Non ti ho saputo sostenere.»
«Hai fatto tutto quello che potevi.»
La voce di Luisa, dicendo così, era fioca, ma ben diversa da quando ell’aveva detto: il mio cuore è freddo. Suo marito le riprese il braccio, ritornò con lei, a passi lenti, verso lo sbarco. Il caro braccio non era inerte quanto prima, tradiva un’agitazione, una lotta. Franco si fermò, e disse piano:
«E se vado dalla Maria? Cosa le devo dire di te?»
Ella fu presa da un tremito, gli posò il capo sulla spalla e sussurrò: no, resta.» Franco non intese, domandò: «cosa?». Non si udì rispondere, piegò adagio adagio il viso, vide le labbra di lei porgersi, vi posò le sue. Il cuore gli battè, gli battè forte, più forte ancora di quando aveva ba-