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il savio parla 497

l’organo. Era entrato. Appena detta una preghiera, il pensiero dominante lo aveva ripreso, il suono dell’organo gli si era trasformato in un fragore di trombe, di tamburi e d’armi e mentre un canto di pace si levava sull’altare a lui era parso caricar con furore il nemico. A un tratto si vide in mente l’immagine di Luisa vestita a lutto, pallida. Si mise a pensare a lei, a pregare per lei con fervore intenso.

Allora là sul sagrato di Oria ella sentì un freddo, un’uggia, un mancar della tentazione. Volle richiamarla e non potè. L’acqua ridiscendeva. Una voce intima le disse: e se il professore si è ingannato? Se non è vero che il tavolino abbia risposto prima di si e poi di no? Se non è vero di questi spiriti menzogneri? Si tolse dal parapetto e sali, a passi lenti, in casa.

Trovò lo zio in cucina, seduto sotto la cappa del camino, con le molle in mano e col bicchiere di latte accanto. La Cia e la Leu cucinavano.

«Dunque» disse lo zio «sono andato alla Ricevitoria. Il Ricevitore è a letto con l’itterizia, ma ho parlato col Sedentario.»

«Di che cosa, zio?»

«Di Lugano, della tua andata a Lugano il 25. Mi ha detto che chiuderà un occhio e che passerai.»

Luisa tacque, stette a guardar il fuoco meditabonda. Poi diede certi ordini alla Leu per l’indomani e pregò lo zio di venire in salotto con lei.