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488 | parte iii - capitolo i |
Adesso non si discorre più nè di tavolini nè di spiriti, non si discorre che di diplomazie e d guerra; ma gli anni scorsi se ne parlò moltissimo e parecchie persone che io stimo ed onoro ci credevano. Di alcune so positivamente che erano illuse ma non ho mai dubitato, quando mi riferivano conversazioni avute con gli spiriti, della loro buona fede. Pare che l’immaginazione, eccitata, possa far udire e vedere come reale ciò che non è. Ma io voglio credere che nel tuo caso non v’inganni l’immaginazione, che il vostro tavolino si muova e si esprima davvero come dici. Ho avuto torto di metter questo in dubbio, lo confesso, poichè tu sei talmente sicura di non ingannarti e poichè conosco abbastanza l’onestà del professor Gilardoni. Ma vi è poi per me una questione di sentimento. Io so che la mia dolce Maria vive con Dio, io ho la speranza di andare un giorno, con altre anime a me care, dov’ella è. Se mi comparisse spontaneamente, se udissi, senz’averla chiamata, il suono della sua voce viva e vera, forse non potrei sopportare una gioia così grande; chiamarla, costringerla di venire non vorrei mai. Mi ripugna, è contrario a quel senso di venerazione che ho per un Essere tanto più vicino a Dio di me. Anch’io, Luisa, parlo al nostro tesoro ogni giorno, le parlo di me e anche di te, sapendo che ci vede, che ci ama, che potrà molto ancora, in questa vita stessa, sopra di noi. Tali vorrei pure i colloqui tuoi con essa; e se rispondendo alla lettera in cui