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486 | parte iii - capitolo i |
spirito della bambina. Ella le aveva detto una volta: «domani sera non vengo perchè Maria non vuole». E un’altra volta: «vado a Looch perchè Maria vuole un fiore dalla Nonna.» A Ester pareva incredibile che una testa lucida e forte come quella si smarrisse così. Comprendeva in pari tempo la difficoltà immensa di persuaderla con le buone e la crudeltà di opporsele con le cattive.
Il professore accese una candela e salì, seguito da Luisa, nello studio. Noi conosciamo lo studiolo simile a una cabina di bastimento, con gli scaffali pieni di libri, il caminetto, la finestra che guarda il lago, la poltrona dove Maria s’era addormentata la notte di Natale. Adesso v’era di più, fra il caminetto e la finestra, un piccolo tavolino rotondo con un sol piede tripartito a un palmo da terra.
«Mi rincresce molto», disse il Gilardoni, entrando «di far tanto dispiacere a Ester.» Posò il lume sulla scrivania e invece di disporre, secondo il solito il tavolino e le sedie, andò a guardar dalla finestra il chiaror vago dell’acqua e del cielo nelle ombre della notte. Luisa rimase immobile e subito egli si voltò bruscamente come avesse sentito per virtù magnetica l’angoscia di lei. Gliela vide spaventosa in faccia, intese ch’ella lo credeva risoluto di troncare mentre ne aveva solamente avuta la tentazione e le prese, commosso, le mani, le disse che Ester era tanto buona, che l’amava tanto, che nè lui nè lei avrebbero mai voluto re-