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il savio parla 485

alzando un piede in aria, si riabbassò, tornò ad alzarsi, con grande sgomento di Ester, con gran gioia del professore e di Luisa. La sera dopo bastarono cinque minuti a farlo muovere. Il professore gl’insegnò l’alfabeto e tentò un’evocazione. Il tavolino rispose battendo il piede a terra secondo l’alfabeto suggeritogli. Lo spirito evocato diede il suo nome: Van Helmont. Ester tremava di paura come una foglia, il professore tremava di commozione, voleva far sapere a Van Helmont che aveva in biblioteca le sue opere ma Luisa lo scongiurò di chiedergli dove fosse Maria. Van Helmont rispose: «vicina» Allora Ester, pallida come un cadavere, si alzò protestando che non voleva continuare. Nè le suppliche nè le lagrime di Luisa valsero a persuaderla. Era peccato, era peccato! Ester non aveva un sentimento religioso profondo ma paura del diavolo e dell’inferno sì, molto. Per parecchio tempo non fu possibile ricominciare le sedute. Ella ne aveva orrore e suo marito non osava contraddirla. Fu Luisa che a forza di scongiuri ottenne una transazione. Le sedute ricominciarono ma Ester non vi prese parte più.

Non volle neanche sapere cosa vi accadesse. Solamente, quando vedeva suo marito preoccupato, distratto, gli gittava un’allusione crucciosa alle pratiche segrete dello studio. Allora egli si affliggeva, offriva di desistere, ed era Ester che si sentiva debole di fronte a Luisa. Poichè, indirettamente, aveva capito che Luisa credeva di comunicare con lo