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484 | parte iii - capitolo i |
non credo più che esista; ma se vi fosse il Dio buono nel quale credi tu, non potrebbe condannare una madre che ha perduto la sua unica figliuola e cerca persuadersi che una parte di lei vive ancora!»
Ester non rispose. Quasi ogni sera, da due anni, suo marito e Luisa evocavano la bambina morta. Il professore Gilardoni, strano miscuglio di libero pensatore e di mistico, aveva letto con moltissimo interesse le cose meravigliose che si raccontavano delle sorelle americane Fox, degli esperimenti di Eliphas Levi, aveva seguito il movimento spiritista propagatosi rapidamente in Europa come una mania che prendeva le teste e le tavole. Ne aveva parlato a Luisa e Luisa, invasa, acciecata dall’idea di poter sapere se la sua bambina esistesse ancora e, posto che esistesse, di aver qualche comunicazione con lei, non vedendo altro in tutto il meraviglioso dei fatti e lo strano delle teorie che questo punto lucente, lo aveva supplicato di tentar qualche esperimento con Ester e con lei. Ester non credeva in fatto di soprannaturale che alla dottrina cristiana. Non pigliò quindi la cosa sul serio e acconsentì subito a posar le mani sopra un tavolino insieme all’amica e al marito, il quale, dal canto suo, mostrava un gran zelo, una gran fede di riuscire. I primi esperimenti non riuscirono. Ester, molto annoiata, avrebbe voluto che si rinunciasse a continuare; ma una sera il tavolino, dopo venti minuti di aspettazione, si chinò lentamente da un lato