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44 | capitolo ii |
chi che, se costavano poco, valevano meno. Non possedeva di passabile che una testa d’uomo della maniera del Morone e una Madonna col Bambino della maniera del Dolci. Egli battezzava, del resto, i due quadretti per Morone e Dolci, senz’altro.
Com’ebbe rilette e rigustate le strofe ispirategli dal Tartufo Pasotti, tornò a frugare nel caos dello scrittoio e ne cavò un foglietto di carta Bath per scrivere a monsignor Benaglia, la sola persona che gli potesse giovare in avvenire presso la nonna. Gli parve doverlo mettere a parte dell’atto che stava per compiere, delle ragioni che avevano consigliato la sua fidanzata e lui di addivenirvi in questo modo penoso, della speranza che avevano d’essere aiutati da lui quando venisse il momento d’aprir tutto alla nonna. Stava ancora pensando, con la penna in mano, davanti alla carta bianca, quando la barca delle Carabelli passò sotto la sua finestra. Poco dopo udì partire la gondola del marchese e la barca del Pin. Suppose che la nonna, rimasta sola, lo facesse chiamare, ma non ne fu nulla. Passato un po’ di tempo in quest’aspettazione, si rimise a pensare alla sua lettera e ci pensò tanto, rifece l’esordio tante volte e procedette anche poi tanto adagio, con tanti pentimenti, che la lettera non era ancora finita quando gli convenne accendere il lume.
La chiusa gli riuscì più facile. Egli vi raccomandava la sua Luisa e sè alle preghiere del vecchio vescovo e vi esprimeva una fiducia in Dio