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474 | parte ii - capitolo xiii |
Il Biancòn, che sta pescando alle tinche con l’ombrello, vede la gondola, abbandona le sue lenze, e viene ad ossequiare la marchesa. Ma trova invece il dottor Aliprandi il quale lo turba tanto con le cattive notizie della dama ch’egli sente il bisogno di chiamare anche la sua Peppina e di parteciparle la cosa; e la Peppina, poveretta, recita sotto l’ombrello del suo Carlascia una piccola commedia d’intenerimento. Marito e moglie eccitano l’Aliprandi a far presto, a ritornar presto. Il bestione gli permette di filar dritto, al ritorno, da Gandria a Cressogno e il dottore si volta a Franco, dice: «Andiamo!» Franco ha assistito impassibile al colloquio, con le mani sul remo, sperando apprender qualche cosa de’ suoi amici e di casa sua; ma nessuno ha fiatato di Polizia nè d’arresti nè di fughe come se casa Ribera fosse nella China. La gondola indietreggia lentamente dall’approdo, gira la prora verso Gandria, si allontana, sfuma oltre il confine, nella nebbia.