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458 | parte ii - capitolo xiii |
ha dell’artista e del poeta e conosce bene il Puttini, viene un’idea: pigliar gli abiti del sior Zacomo per il Pedraglio ch’è piccolo anche lui, pigliar per sè un vestito della serva ch’è grande e grossa, cacciar le spoglie proprie in una gerla, caricarsene le spalle e via per Boglia. Il primo deputato politico di Albogasio ha cento ragioni di andare nel bosco del comune. Detto fatto, salgon le scale e il Prefetto, ch’è pratico, va diritto a chiamare la Marianna. Costei non risponde; la sua camera è vuota. Il Prefetto indovina subito che la perfida servente è andata a S. Mamette per qualche negozio segreto, come quello dell’olio. Ecco perchè l’uscio di strada era aperto! Vanno in cucina, accendono due lumi, l’avvocato ne piglia uno e si fa insegnare la camera del sior Zacomo. Intanto Pedraglio esplora la cucina con l’altro lume, in cerca «de on quai diavol de bev» per pigliar fiato.
Il sior Zacomo dormiva in una stanza d’angolo oltre una sala che l’avvocato attraversò in punta di piedi camminando tra mucchi di castagne, di noci, di nocciuole e di pere. Egli si accosta all’uscio: è chiuso. Origlia: silenzio. Gira pian piano la maniglia e spinge. L’infame uscio scricchiola, si ode un formidabile soffio e il sior Zacomo dice rabbiosamente: «Andè! No sechè! andè via!». L’avvocato entrò senz’altro. «Via, maledeta, digo!», gridò il sior Zacomo, rizzando sul guanciale la punta bianca del suo berretto da notte. Veduto