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fantasmi 437

marchesa. Ma la marchesa non diede segno di volersi alzare. Si voltò a Pasotti e gli disse:

«Controllore, se desideran giuocare Loro....»

«Marchesa» rispose Pasotti, pronto, «la presenza di mia moglie non deve impedirle di fare la Sua partita. Barbara giuoca male ma si diverte moltissimo a guardare.»

«Stasera non giuoco» rispose la marchesa. La voce era molle ma il no era duro.

Il buon Paolon, che taceva sempre e non sapeva giuocare a tarocchi, credette aver finalmente trovato una parola ossequiosa e savia da metter fuori.

«Già!» diss’egli.

Pasotti lo guardò in cagnesco, pensò: «cosa c’entra lui?» ma non osò parlare. La marchesa non parve accorgersi della scoperta del Paolon e soggiunse:

«Posson giuocare Loro.»

«Mai più!» esclamò il Prefetto. «Neanche per sogno!»

Pasotti levò di tasca la tabacchiera. «Il signor Prefetto» diss’egli facendo spiccare le sillabe e alzando un poco la mano aperta con una presa tra il pollice e l’indice «parla per sé. Per parte mia, se la signora marchesa lo desidera, son pronto a soddisfare il suo desiderio.»

La marchesa tacque e il focoso Prefetto, incoraggiato da quel silenzio, borbottò a mezza voce:

«È un lutto di famiglia, infine.»