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ombra e aurora 415


Poteva scegliere fra due vie: o salire da Pregassona il versante svizzero del Boglia, toccar l’Alpe della Bolla, attraversare il Pian Biscagno e il gran bosco dei faggi, uscirne sul ciglio del versante lombardo, al faggio della Madonnina, calare ad Albogasio Superiore e Oria; o prendere la comoda via di Gandria verso il lago, e poi il sentiero malvagio e rischioso che da Gandria, ultimo villaggio svizzero, taglia la costa ertissima, passa il confine a un centinaio di metri sopra il lago, porta alla cascina di Origa, cala nei burroni della Val Malghera e ne risale alla cascina di Rooch, vi trova la stradicciuola selciata che passa sopra il Niscioree e discende a Oria. La prima via era assai più lunga e faticosa ma in compenso migliore per eludere al confine la vigilanza delle guardie. Partendo dalla farmacia Fontana, Franco decise di appigliarsi a quella. Ma quando fu a Cassarago, dove mettono la strada di Pregassona e quella di Gandria, quando vide la punta di Castagnola così vicina e pensò che da Castagnola si va a Gandria in meno di mezz’ora, che da Gandria si può andare a Oria in un’ora e mezza, l’idea di salire il Boglia, di camminare sette od otto ore gli divenne intollerabile. Salendo il Boglia sarebbe poi anche arrivato di giorno; questo era, per la sicurezza, uno scapito grande. Prese risolutamente la via di Castagnola e Gandria. Il cielo era tutto coperto di nuvole pesanti. Sotto i grandi castani ove passava il sentiero di Castagnola, non si sapeva dove mettere il piede;