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esusmaria, sciora luisa! | 403 |
sala. Non ci si vedeva. Urtò in una sedia e disse forte: «c’è qui il signor ingegnere?» «Scior sì» rispose il Toni Gall e andò a pigliar un lume. L’ingegnere non parlò nè si mosse.
Il Toni Gall ritornò presto con un lume e il dottor Aliprandi che mi piace ricordare qui come un franco galantuomo, una bella mente e un nobile cuore, si avvicinò al canapè dove sedeva lo zio Piero.
«Signor ingegnere» diss’egli con le lagrime agli occhi »adesso bisogna che faccia qualchecosa Lei.»
«Io?» rispose lo zio Piero alzando il viso.
«Sì, bisogna almeno cercare di condurla via. Bisogna che venga Lei e ci metta una parola. Lei è come un padre. Questi sono i momenti del padre.»
«Lo lasci stare, il mio padrone» brontolò la Cia. «Non è buono per queste cose. Ci soffre e niente altro.»
Adesso si udivano, insieme ai gemiti, voci tenere e baci.
L’ingegnere puntò i pugni sul canapè e rimase un momento a capo chino. Poi si alzò, non senza stento, e disse al medico:
«Debbo andar solo?»
«Desidera che ci sia anch’io?»
«Sì.»
«Va bene. Del resto sarà inutile. Forzare non vorrei ma tentare bisogna.»