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394 | parte ii - capitolo x |
marchesa. Non si mosse ancora, seguì con gli occhi la portantina che avanzava molto lentamente e chiuse l’ombrello perchè non pioveva quasi più. Ricomparvero cinque o sei ragazzi d’Albogasio. Ella disse loro bruscamente di andarsene. Indugiavano a obbedire ma un improvviso scroscio di pioggia, senza vento nè tuoni, li pose in fuga. La portantina toccava allora il piede della scalinata. Luisa si mosse.
Aveva l’occhio freddo, la persona eretta. Raccolta in un solo pensiero, disprezzò la pioggia scrosciante che le batteva sul capo e sulle spalle, che la cingeva d’un torbido velo e di strepito. Le piaceva, forse, quella passione delle cose intorno alla sua propria. Discendeva lenta lenta, con l’ombrello chiuso, stringendone forte il manico, come fosse stato la impugnatura d’un’arma. La scalinata è un po’ tortuosa, bisogna scendere alquanti scalini prima di vederne il fondo. Giunta sulla svolta, scorse la portantina, ferma. I due barcaiuoli pigliavano il posto di due portatori. Luisa discese fin dove si spandono sopra la scalinata i rami d’un gran noce. Lì si fermò, proprio nel momento in cui i portatori della marchesa cominciavano a salire. Tutto andava bene. Pasotti e don Giuseppe, salendo dietro la portantina con l’ombrello aperto, non potevano vederla. I portatori, giunti che fossero a lei, bisognava che si fermassero, che si facessero da banda per lasciarle il passo.
Quando si avvicinarono, riconobbe i due ch’erano