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392 | parte ii - capitolo x |
Il rombo del tuono era continuo, radi goccioloni battevano qua e là sul granturco, colpi di vento stormivano per i gelsi, a intervalli, precorrendo i turbini della Caronasca. Luisa aperse l’ombrello e affrettò il passo.
La furia della pioggia la colse nelle viuzze scure d’Albogasio. Non pensò a riparar dentro una porta, andò avanti imperterrita. Incontrò un frotta di ragazzi che scappavano dalla pioggia dopo aver inutilmente atteso sul sagrato dell’Annunciata il passaggio della marchesa in portantina. Nel breve tratto di via ch’è tra la casa comunale di Albogasio e la chiesa il vento le rovesciò l’ombrello. Ella si mise a correre, raggiunse quella lista di sagrato che guarda, dietro la chiesa, sulla cala della Calcinera. Là, protetta dalla chiesa contro l’impeto della pioggia e del vento, raddrizzò alla meglio l’ombrello e si affacciò al parapetto.
La chiesa dell’Annunciata posa sulla testa d’uno scoglio che dalle radici del Boglia sporge, male avviluppato di rovi e di caprifichi, sopra il lago e chiude da ponente la piccola cala della Calcinera. La lista di sagrato dov’era Luisa corre appunto su quel ciglio dello scoglio. Ell’avrebbe potuto seguir di lassù il cammino della gondola dalle acque di Cressogno fino allo sbarco; ma ora, infuriando l’acquazzone, un baglior bianco le nascondeva ogni cosa. Però se la marchesa non ritornava a Cressogno, doveva pure, in qualunque punto approdasse, passar poi di là, perchè lì, dov’è l’attacco dello scoglio