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esusmaria, sciora luisa! | 381 |
amare e inutili a dire che nessuno parlò più. Solo Maria uscì, dopo qualche minuto, a osservare con una piccola aria di sapienza: «perché non abbiamo denari, non è vero, mamma, non bisogna mettere il formaggio nella minestra?». Sua madre la baciò e le disse di tacere. La piccina tacque, contenta di se stessa. La finestra era aperta, si udirono alcune voci schiamazzar forte nella strada verso la scalinata del Pomodoro e Luisa riconobbe quella di Pasotti che certo ritornava allora da Lugano con le provvigioni e parlava così forte apposta, per farsi udire a casa Ribera.
Dopo pranzo lo zio Piero sedette nella sua poltrona, in loggia, e si prese Maria sulle ginocchia. Luisa uscì sola in terrazza. In faccia al Bisgnago dorato dal sole, la costiera della Valsolda era quasi tutta nell’ombra. Lontano lontano il santuario della Caravina brillava sulla punta verde protesa oltre i sassi del Tention e gli oliveti di Cressogno, fuori dell’ombra, nel lago ceruleo. Luisa guardava laggiù con una espressione di contentezza fiera. Ah signor Pasotti, se il vostro pranzo è una vendetta, l’avete pensata male!
La sua risoluzione era presa. Glielo offriva il destino questo incontro con la vecchia canaglia! Non ebbe un dubbio né uno scrupolo. La passione da tanto tempo concepita, accarezzata e covata, aveva accumulato in lei quella forza che, quando è piena, trasforma di colpo il pensiero in atto, per modo che ne par tolta la responsabilità del-