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risotto e tartufi 33

«Là! C’est un peu fort!»

«Ma se tutti sanno ch’è una bestia, quel Ricevitore!» esclamò Franco.

«Scusi, don Franco» fece Pasotti.

«Ma che scusi!» interruppe l’altro. «È un bestione!»

«È un uomo coscienzioso» disse la marchesa «un impiegato che fa il proprio dovere.»

«Allora le bestie saranno i suoi padroni!» ribattè Franco.

«Caro Franco» replicò la voce flemmatica «questi discorsi in casa mia non si fanno. Grazie a Dio non siamo mica in Piemonte, qui.» Pasotti fece una sghignazzata d’approvazione. Allora Franco, preso furiosamente il proprio piatto a due mani, lo spezzò d’un colpo sulla tavola. «Jesusmaria!» esclamò il Viscontini, e il Paolon, interrotto nelle sue laboriose operazioni di mangiatore sdentato, fece «Euh!» «Sì, sì!» disse Franco, alzandosi con la faccia stravolta «è meglio che me ne vada!» E uscì dal salotto. Subito donna Eugenia si sentì male, bisognò accompagnarla fuori. Tutte le signore, meno la Pasotti, le andaron dietro da una parte mentre il domestico entrava dall’altra portando un pasticcio di risotto. Il Puria guardò Pasotti con un riso trionfante, ma Pasotti finse di non avvedersene. Tutti erano in piedi. Il Viscontini, reo apparente, continuava a dire: «mi capissi nagott, mi capissi nagott» e il Paolin, seccatissimo del pranzo guastato, gli brontolò: «Cosse l’ha mai de