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364 | parte ii - capitolo ix |
lini diventò giallo e partì mogio mogio come il nostro vecchio cane Patò di casa Rigey quando aveva rubato.
È certo che in questa immondizia vi ha un dito del signor Pasotti.
Ieri è venuto qua il prefetto della Caravina e ha raccontato che il 14 sera Pasotti è andato a Cressogno assai tardi ed è capitato in casa della nonna mentre si diceva il rosario, per cui gli toccò pure di rosarieggiare. Questo faceva ridere il prefetto; secondo lui il Pasotti va a messa perché è I. R. pensionato ma di preghiere dice solo «el Patèr d’i ratt», che io non so cosa sia. Soggiunse poi che quando gli altri partirono, Pasotti restò a confabulare con la nonna e che c’era anche il Bellini. Bellini era arrivato il 15 stesso, da Brescia. Probabilmente aveva recati i denari per te.
Fino all’ottobre, quando arriverà il denaro tuo, c’è da vivere. Altro non dico.
Il ciclamino che troverai qui dentro te lo manda Maria. Devo pure raccontarti questa cosa! Puoi pensare in quale stato d’animo ella mi vede. Mi ode anche spesso discorrere dell’argomento con lo zio. Lo zio è sempre lo zio. In vita sua ha solamente giudicato birbanti quegli appaltatori che gli offrivano quattrini e un altro zio, il suo antipodo, che dopo di essersi servito del nipote per anni, non gli ha lasciato un fico secco. Altri birbanti non ha mai voluto vedere e neanche adesso vuol vederne. Ora, quando io discorro con lui, Maria