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362 parte ii - capitolo ix

di breccia. E' così, quantunque Ester affermi di non poter decifrare i propri sentimenti. Io vedo tutto il cammino ch’egli ha fatto nel suo cuore. Sulle prime, te ne ricordi? lo chiamava valsoldesemente el vecc, el veggiòn, el zücca pelada, l’oreggiàt, el nasòn, el barbarostì. Quando s’accorse della simpatia di lui un sentimento di gratitudine le fece smettere questi titoli senza riconciliarla però né con il cranio lucido né con le orecchie a ventaglio né col pelo rossiccio né col naso fiorito dell’adoratore. Adesso de’ primi tre guai non si parla più; su questi tre punti l’amico ha vinto la battaglia e può portarli in trionfo. Solo intorno al quarto punto vi è ancora del combattimento. «Mi l’è quel nas!», diceva Ester stamattina e rideva rideva, si nascondeva il bel visetto brillante. Il naso scandaloso mi pare che fatalmente prosperi, si colori e ingrossi sempre più.

Quel semplice uomo mi confidò poco fa, forse perché lo ripetessi a Ester, che ha sempre bevuto solamente acqua anche in gioventù e che il rossore e il turgore del suo naso dipendono da frequenti sofferenze viscerali. Ho paura che questo nuovo aspetto delle cose non migliori la situazione.

Credo però che l’amica finirà con superare anche un così grande e grosso ostacolo. Il fatto è che la passione di lui è all’apice. Egli le ha scritto trenta pagine di confessione generale, vuotandosi proprio il cuore e rivoltandone la fodera, per modo da intenerire un croato. Io lo aiutai presso Ester che deciderà