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32 | capitolo i |
in faccia «Nient del tütt! Le dico che ona bolgira compagna non la mi è mai più toccata in vita mia.» E qui raccontò che la mattina, venendo da Lugano e avendo preso un po’ di freddo in barca, era disceso al Niscioree per proseguire il viaggio a piedi; che tra quei due muri, dove non si potrebbe voltare un asino, aveva incontrato le guardie di finanza, le quali lo avevano insultato perchè non era disceso allo sbarco della Ricevitorìa; che l’avevano condotto alla maledetta Ricevitorìa; che portava in mano un rotolo di musica manoscritta e che l’animale del Ricevitore, pigliando le crome e le biscrome per corrispondenze politiche segrete, glie l’aveva trattenuto.
Silenzio profondo. Dopo qualche momento la marchesa sentenziò che il signor Viscontini aveva torto marcio. Non doveva sbarcare al Niscioree, ciò era proibito. Quanto al signor Ricevitore egli era una persona rispettabilissima. Pasotti confermò, con una faccia severa. «Ottimo funzionario» disse egli. «Ottima canaglia» mormorò il prefetto fra i denti. Franco, che sulle prime pareva pensare a tutt’altro, si scosse e lanciò a Pasotti un’occhiata sprezzante.
«Dopo tutto» soggiunse la marchesa «trovo che col pretesto della musica manoscritta si potrebbe benissimo....» «Certo!» disse il Paolin, austriacante per paura, mentre la padrona di casa lo era per convinzione.
Il marchese, che nel 1815 aveva spezzata la spada per non servire gli Austriaci, sorrise e disse solo: