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330 | parte ii - capitolo viii |
l'Italia, i tuoi fiori, la tua musica, le bellezze del lago e delle montagne. In questo seguivi il tuo cuore. Per l’ideale superiore ti bastava di credere e di pregare. Senza la fede e senza la preghiera tu avresti dato il fuoco che hai nell’anima a quello ch’è sicuramente vero, ch’è sicuramente giusto qui sulla terra, avresti sentito quel bisogno di operare che sentivo io. Tu lo sai, già, come ti avrei voluto in certe cose! Per esempio, chi sente il patriotismo più di te? Nessuno. Bene, io avrei voluto che tu cercassi di servirlo proprio davvero, poco o molto il tuo paese. Adesso vai in Piemonte ma ci vai sopratutto perché non abbiamo quasi più da vivere.»
Franco, accigliatissimo, fece un atto iracondo di protesta.
«Se vuoi», disse Luisa umilmente «mi fermo.»
«No, no, avanti, fuori tutto, è meglio!»
Egli rispose tanto concitato, tanto sdegnoso, che Luisa tacque e solo ripigliò il suo discorso dopo un altro «avanti!».
«Anche senz’andare in Piemonte ci sarebbe stato da fare in Valsolda, in Val Porlezza, in Vall’Intelvi quello che fa V. sul lago di Como, mettersi in relazione colla gente, tener vivo il sentimento buono, preparare tutto ciò ch’è bene preparare per il giorno della guerra, se verrà. Io te lo dicevo e tu non ti persuadevi, mi facevi tante difficoltà. Questa inerzia favoriva la mia ripugnanza al concetto tuo della religione e la mia tendenza