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306 | parte ii - capitolo viii |
scomunicata. Vorrebbe andarsene subito col suo Paolon, ma il Paolon è più grosso. «Come se fa adèss con sto vioròn chì ch’el capiss nagòtt?» pensa il Paolin; e, senza guardare il Paolon, gli dice sottovoce: «Andèmm, Paol! Andèmm!» Il Paolon stenta infatti molto a capire ma finalmente si alza, se ne va col Paolin, piglia la sua sulle scale.
Franco ebbe lo stesso pensiero del Paolin e salutò la signora Peppina con mal garbo. La povera donna ne avrebbe pianto perchè voleva tanto bene a sua moglie e teneva in gran concetto anche lui; ma capiva la sua avversione; la scusava in cuor suo. Appena osava guardarlo di tempo in tempo, umile, con un’aria di cane bastonato. Si tolse la Maria sulle ginocchia, le parlò del suo buon papà, del suo caro papà che andava via. «Chi sa che dispiasè, neh ti poera vèggia? Chi sa che magòn! Poer ratin! Andà via el papà! On papà de quella sort!» Franco discorreva col professore ma udiva e fremeva d’impazienza. Fu contentissimo che la Veronica venisse a chiamarlo.
Lo volevano nell’orto. Vi discese, trovò il signor Giacomo Puttini e don Giuseppe Costabarbieri che eran venuti per salutarlo ma, informati dal Paolin e dal Paolon, desideravano non farsi vedere dalla süra Peppina. Anche il suolo dell’orto scottava loro i piedi. Mentre il piccolo eroe magro si difendeva, soffiando, dagli inviti di Franco a salire in casa, il piccolo eroe grasso girava vivacemente la testa