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ore amare 299

«Ebbene», diss’egli, «e se avessi fatto questo? Del resto tu pensi sempre peggio di me, si sa. Bene, guarda, non voglio saper niente.» Ella lo interruppe «ma te lo dirò, ma te lo dirò!» ed egli allora cui la coscienza rimordeva un poco per l’interrogatorio di Maria, vedendo poi anche Luisa disposta a parlare, non volle assolutamente udirla, le proibì di spiegarsi. Ma il suo cuore traboccava di amarezze e gli occorreva pure uno sfogo. Si dolse che dopo la notte di Natale ella non fosse più stata con lui la solita Luisa. A che valevano le proteste? Lo aveva capito bene. Del resto era tanto tempo ch’egli aveva capito una cosa! Che cosa? Oh, una cosa naturale! naturalissima! Meritava egli di essere amato da lei? No certo; egli era un povero disutile e niente altro. Non era naturale che dopo averlo conosciuto bene, ella lo amasse meno? Perchè certo certo lo amava meno di una volta!

Luisa tremò che questo fosse vero, disse «no, Franco, no» e lo sgomento di non saperlo dire con energia bastante le paralizzò la voce. Egli che aveva sperato una smentita violenta, sussurrò atterrito «Dio mio!» Allora fu lei che si atterrì, fu lei che lo strinse disperatamente fra le braccia singhiozzando: «ma no! ma no! ma no!» S’intesero sino al fondo con una comunicazione magnetica e stettero a lungo abbracciati, parlandosi in un muto sforzo spasmodico di tutto l’esser loro, dolendosi l’uno dell’altro, rimproverandosi,