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ore amare 295

benignamente, vedendola ormai allegra, sull’origine di tanti guai. Che significava questo cosa, silenzio? — Non lo so. — Ma perchè la mamma non voleva che tu dicessi così? — Non lo so. Io dicevo sempre così e la mamma mi sgridava sempre. — Quando? — A passeggio. — Dove sei stata, a passeggio? — Dal signor Ladroni.(Lo zio le aveva facilitato il nome del professore così.) — E hai cominciato in casa del signor Ladroni a dire questa cosa? — No, è stato il signor Ladroni che ha detto così alla mamma. — Cosa ha detto? — Ma, papà, non capisci niente! Ha detto: per carità, silenzio! — Franco non parlò più. «La mamma ha stracciato una carta, anche, dal signor Ladroni», soggiunse Maria, stimando, adesso, far tanto maggior piacere a suo padre quante più cose gli raccontava di questa visita. Suo padre le impose di tacere. Ritornato in casa domandò a Luisa, con un viso poco benevolo, perchè avesse fatto piangere la bambina. Luisa lo guardò, le parve che sospettasse, gli domandò risentita se dovesse giustificarsi di queste cose. «Oh no!» fece suo marito, freddo; e se ne andò in giardinetto a veder se le foglie secche al piede degli aranci e la paglia intorno al tronco fossero in ordine perchè la notte si annunciava rigida. Lavorando intorno alle piante si disse amaramente che se avessero avuto senso e parola, gli si sarebbero mostrate più riconoscenti, più affettuose del solito per la sua prossima partenza, mentre Luisa aveva cuore di esser-