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lui nè per Franco, lo aveva fatto per altre ragioni! Il sacrificio del suo sfogo la esacerbò, anzi, contro Franco. «Ha torto! Ha torto!» ripeteva col cuore amaro. E nè lei nè il professore si accorsero che Maria era nella stanza. Vista partir sua madre, la piccina non aveva più voluto restare col Pinella e il Pinella l’aveva condotta fino all’uscio dello studio, gliel’aveva aperto senza far rumore. La piccina, colpita dall’aspetto di sua madre, si fermò a fissarla con una espressione di sgomento. La vide stracciar la lettera, la udì esclamare «ha torto!» e si mise a piangere. Luisa accorse, la prese tra le braccia, la consolò e partì subito. Le ultime parole del professore nel congedarsi, furono: «per carità, silenzio!»

«Cosa, silenzio?» domandò subito Maria. Sua madre non le badò: tutti i suoi pensieri erano altrove. Maria ripetè tre o quattro volte: «cosa, silenzio?» Quando finalmente si udì rispondere «zitto, basta» tacque un poco e poi ricominciò rovesciando all’indietro la sua testolina ridente, proprio per stuzzicare la mamma: «cosa, silenzio?» Ne fu sgridata forte, tacque ancora, ma passando sotto il cimitero, a pochi passi da casa, ricominciò da capo, con lo stesso riso malizioso. Allora Luisa, tutta raccolta nello sforzo di comporsi una maschera indifferente, le diede solo una strappata che però bastò a farla tacere.

Maria era molto allegra, quel giorno. A pranzo, scherzando con la mamma si ricordò dei rimpro-