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ore amare | 293 |
bro d’immagini e Maria, vinta dal libro, corse a lui. Allora Luisa levò al professore gli scrupoli, gli disse che sapeva tutto da Franco stesso, gli confessò di aver disapprovato suo marito, di aver provato e di provare ancora un gran dolore....
«Perchè perchè perchè?» interruppe il buon Beniamino. Ma perchè Franco non aveva voluto far nulla! «Ho fatto io, ho fatto io, ho fatto io!» disse il Gilardoni, tutto acceso e trepidante «ma per amor del cielo non dica niente a Suo marito!» Luisa restò sbalordita. Ma cosa aveva fatto, il professore? Ma quando? Ma come? Ma il testamento non era stato distrutto?
Allora il professore, rosso come una bragia, facendo degli occhi spiritati, intercalando il suo dire di «ma per carità, neh? - Ma zitto, neh?» mise fuori tutti i suoi segreti, la conservazione del testamento, il viaggio a Lodi. Luisa lo ascoltò sino alla fine, poi fece «ah!» e si strinse forte forte il viso fra le mani.
«Ho fatto male?» esclamò il professore, spaventato. «Ho fatto male, signora Luisina?»
«Altro che male! Malissimo! Mi scusi, sa, Lei ha avuto l’aria di andare a proporre una transazione, un mercato! E la marchesa crederà che siamo d’accordo! Ah!»
Ella strinse e scosse le mani congiunte come se avesse voluto rimaneggiarvi, rimpastarvi dentro una testa professorale più quadra. Il povero professore, costernato, andava ripetendo: «oh Signore! Oh