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272 parte ii - capitolo vi

Luisa sentiva avvicinarsi, non un alterco, ma un contrasto più durevole e grave; non avrebbe voluto, adesso, che suo marito parlasse, e suo marito, sentendola diventar fredda, non proseguì. Ella gli posò la fronte alla spalla e disse sottovoce, malgrado sè stessa: «racconta.»

Allora Franco, parlandole nei capelli, le ripetè il racconto fattogli dal professore nella notte del suo matrimonio. Nel riferire a memoria la lettera e il testamento di suo nonno, temperò alquanto le frasi ingiuriose verso suo padre e la nonna. A mezzo il racconto, Luisa, che non si aspettava una rivelazione simile, alzò il capo dalla spalla di suo marito. Questi s’interruppe.

«Avanti» diss’ella.

Finito ch’egli ebbe, gli domandò se si potesse dimostrare che il testamento del nonno era stato soppresso. Franco rispose prontamente di no. «Ma» diss’ella «perchè allora parlavi delle idee che mi potevan venire?» Il suo pensiero era subito corso al probabile delitto della nonna, alla possibilità di un’accusa.

Ma se l’accusa non era possibile?

Franco non rispose ed ella, dopo aver pensato un poco, esclamò: «Ah, la copia del testamento? Adoperarla? Quello è un testamento che potrebbe valere?»

«Sì.»

«E tu non l’hai voluto far valere?»

«No.»