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l'asso di danari spunta | 271 |
Luisa si lasciò abbracciare ma non rispose all’abbraccio; onde suo marito, disperato, le promise subito di dirle tutto, tutto. «Mi credi curiosa?» sussurrò ella fra le sue braccia. No, no, egli voleva raccontarle ogni cosa subito, dirle perchè non avesse parlato prima. Ella si oppose; preferiva che parlasse più tardi, spontaneamente.
Avevano il vento in favore e il lume che brillava ad una finestra della loggia serviva bene di mira a Ismaele. Franco tenne sempre abbracciato il collo di sua moglie e guardava tacendo quel punto lucente. Nè l’uno nè l’altra pensarono alla mano amorosa e prudente che lo aveva acceso. Vi pensò Ismaele, affermò che nè la Veronica nè la Cia eran capaci di un simile tratto di genio e benedisse la faccia del signor ingegnere.
Nell’uscire di barca Maria si svegliò e gli sposi non parvero pensar più che a lei. Quando furono a letto, Franco spense il lume.
«Si tratta della nonna» diss’egli. La voce era commossa, rotta. Luisa mormorò: «caro» e gli prese una mano, affettuosamente. «Non ho mai parlato» riprese Franco «per non accusar la nonna e poi anche...» Qui seguì una pausa; quindi fu egli che mescolò al suo dire le più tenere carezze mentre sua moglie, invece, non vi rispondeva più. «Temevo» disse «l’impressione tua, i tuoi sentimenti, le idee che ti potevano venire...» Più le parole avevano questo dubbio sapore, più la voce era tenera.