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l'asso di danari spunta 267

aveva risposto Ester e s’era staccata da lui per andare a Oria con la Cia. Veramente il dialogo non fu riferito così. Il Gilardoni raccontò che aveva fatto capire la sua gran passione e che donna Ester si era sdegnata. Franco aveva una gran voglia di ridere; Luisa disse scherzando «lasci fare a me, lasci fare a me che farò il punch e la pace e tutto; e Lei, un’altra volta, non sia un seduttore così terribile!» Il povero professore per poco non si inginocchiò a baciarle uno scarpino e, rifatto animo, riprese le sue funzioni di ospite, servì il punch agli amici.

«Guardate Maria» disse Franco, sottovoce. La piccina si era addormentata sulla poltrona del professore, presso la finestra.

Franco prese la lucerna e l’alzò per vederla meglio. Pareva una piccola creatura del cielo, caduta lì col lume delle stelle, assopita, soffusa nel viso di una dolcezza non terrena, di una solennità piena di mistero. «Cara!» diss’egli. Raccolse sua moglie a sè con un braccio, sempre guardando Maria. Il Gilardoni venne loro alle spalle, mormorò «che bellezza!» e tornò al caminetto sospirando «beati voi!»

Allora Franco, intenerito, sussurrò all’orecchio di sua moglie: «glielo diciamo?» Ella non capì, lo guardò negli occhi. «Che parto» diss’egli, sempre sottovoce. Luisa trasalì, rispose «sì sì» tutta commossa perchè non s’attendeva a questo, avendolo in chiesa creduto incerto. La sorpresa di